Siamo cura e malattia. Una volta ho scritto questa frase, ma
voglio essere onesta, non è mia l’ho rubata. L’ho rubata da una lettera che una
password di facebook, che non avrei dovuto conoscere, mi ha concesso di
leggere, la scriveva una ragazza sportiva, che si allenava tutti i giorni tra
le lenzuola clandestine degli uomini delle altre. Voleva dimenticare un amore sbagliato
ma la sua distrazione invece di salvarla l’aveva infettata, da cura era
diventato malattia.
Quella frase mi ossessiona da allora, continuo a scriverla,
a ripeterla quando posso perché sento che nonostante l’abbia abusata in tutti i
modi concessi dal lessico italiano mi nasconde ancora qualcosa, continuo a non
afferrarla, a restare mistero. Se una cura diventa malattia vuol dire che
qualcosa cambia ad un certo punto, ma niente accade per caso. Forse noi siamo
dei re mida al contrario, siamo gente che inquina con le proprie fragilità
tutto quello tocca.
La malattia ce l’hai dentro di te ecco cos’è, e mi dispiace
signora Mazzantini ma non è vero che nessuno si salva da solo (nonostante abbia
molto apprezzato il suo libro) non posso condividere il bel titolo ad effetto. Anche
perché se tu vuoi rovinarti la vita può anche andar bene, ma chi ti autorizza a
saccheggiare quella degli altri ?
Potrei e vorrei tirare giù una valanga di esempi, pagine di
casi umani, donne e uomini talmente incasinati da farvi perdere la speranza
della presenza nel mondo di qualche umano decente con cui fare progetti e
figliare prole altrettanto decente. E dovreste perderla, perché così avreste
uno stimolo, tutti, a restare soli e a pensare ad aggiustare quello che si è
rotto chissà come e chissà quando o semplicemente che non vi è stato dato di
serie invece che cercare qualcuno sballato quanto voi con cui nascondere nei
piccoli drammi parodici di ogni giorno il vero dramma della vostra esistenza.
Perciò date una speranza al genere umano e non ascoltate la
Mazzantini, salvatevi da soli, mischiare le vostre paure con quelle di un altro
è un trucco che serve solo a confondere matrici e responsabilità, riscattate
questa generazione di falliti emotivi e prendete di petto la vita, non
nascondetevi, guardate negli occhi i vostri demoni e prendetevi il tempo che serve
a combatterli, senza un plotone di pupazzi alle spalle, solo voi, un passo al
giorno, una battaglia alla volta, riprendete a grandi mani i pezzi che vi
mancavano dall’inizio, costruiteli se serve e tornate integri allora non ci
sarà più posto per la compagnia qualunquista e opportunista ma spazio per essere compagni di qualcuno
altrettanto coraggioso.