lunedì 12 gennaio 2015












Le prove di forza sono per i concorsi “mister body bulding 2015” non per la gente che si ama. Quindi signore quando vi mettono alla prova, quando l’autocompiacimento e la sufficienza di chi si spaccia per la vostra metà strabordano fino a farvi annegare in quel mare di steroidi mal indirizzati voi smettete di essere donne. Perché non funziona in questi casi. 

Non funziona essere comprensive, non funziona cercare le parole giuste, non funziona  spiegare che se siamo lì ad urlare è solo perché ad un certo punto siamo rimaste ferite. Per errore, per nostro eccesso di sensibilità, per sbaglio, ma sempre un po’ acciaccate siamo. O forse siamo solo spaventate e imperfette, maldestre e incapaci in certi giorni di tacere ed altri di parlare. 

In quel momento in cui la vostra insofferenza scoppia non cercate di essere voi stesse piegatevi ai loro metodi barbari e diventate quei mostri che loro stessi detestano ma che contribuiscono a creare, diventate come loro. 

Spegnete il telefono, niente papiri in cui epurate lo sfogo dalla furia e cercate di calibrare i toni per preparare il terreno d’incontro. Non controllate whatsapp ogni nanonosecondo anzi staccate tutto mettete su non disturbare e godetevi la vostra serata. 

Muovetevi. Uscite con le amiche, con i colleghi, con gli ex compagni del liceo, col vicino di casa, con chi volete purchè riesca a distrarvi. Dimenticate quel brutto senso di incompletezza, di vuoto e fastidio che vi lascia gli scontri con chi dovrebbe essere fatto per capirvi.

Siate sobrie. Come loro con quella faccia impassibile e il tono asciutto, normale, della domenica mattina anche voi simulate una smorfia di distacco. Niente pianti, niente voci stridule e tremule, niente emozioni quando vi ritrovate faccia a faccia. 

E poi dritte alla vittoria del vostro braccio di ferro. Non tornate, aspettate stoiche che sia l’altra parte a rompere il silenzio e poi infierite da vere guerriere. 


Ecco siete diventate lui, la metà sbagliata di voi. 

Oppure... 

Restate le donne isteriche insicure e ossessive che siete e provate a vincere l'impossibile: trovare qualcuno che sappia accettarvi per quello che siete. 

venerdì 9 gennaio 2015



Mentre i fratelli attentatori sono accerchiati dalla polizia nell lle de France c’è chi parla di dibattito. Dal cordoglio per le vittime al dibattito. Ma che dibattito ? Intorno a cosa ? Alla definizione di satira ? al confine sottile tra offesa e provocazione ?

Signori non c’è spazio per i sofismi, per le scale di grigio e le domande. Non abbiamo bisogno per questa volta di voci fuori dal coro, questa volta un punto di vista che diverge dalla massa, da quel carnaio umano di piazze colorate da matite rivolte verso il cielo, è un reato, un omicidio della civiltà.

Lacrime e sangue, martiri ed eroi sono morti per consegnarci un diritto inviolabile: la libertà di essere, di pensare e di riempire il mondo e animarlo con le nostre idee. Niente come la strage di Charlie Hebdo mi ha turbata tanto, forse perché la mia voce, quello che scrivo su questo blog è la cosa che mi manda avanti da sempre e spero per sempre. Un giorno potrei fare un passo oltre e ferire la sensibilità, l’orgoglio, la fede di qualcuno, potrei essere incauta e violenta, potrei provocare e giudicare e potrei per questo essere punita con il silenzio.

Il silenzio a colpi di kalashnikov o meno uccide, sempre. La mia voce è la mia vita, è quello che mi qualifica come essere umano, non il mio lavoro che tante volte serve solo a pagare una cena o la rata dell’iphone, non è la mia laurea coronamento di anni di studi poco appassionati ma doverosi. Le mie idee sono il senso e il fine ultimo di tutto, sono il mio segno nel mondo, la mia eredità.  E se mai dovessi dissentire da un potere forte, da una corrente dominante, se mai diventassi una pungolatrice di coscienze e scegliessi l’eccesso per raccontarlo, cosa meriterei ? Tutto. Tranne una cosa: il silenzio.

E questa non è un’opinione, questa è una verità che ingenuamente ho creduto universalmente condivisa. Mi spezza il cuore sentire parlare di dibattito, interrogarsi su dove finisca la libertà di parola, qualcuno direbbe “dove non arriva ad urtare quella del prossimo”. Per questo, però, esistono sanzioni, nuove parole che difendono posizioni intaccate da altri, questo è il dibattito, questa è democrazia, questa è civiltà. Ad un attacco di carta si risponde con una difesa d’inchiostro, segue la vita pregna di diversità. Mai il silenzio.

Siamo tutti charlie. Tutti.


Anche tu che vuoi saltare il fosso dell’umanità solidale e illuminata, anche tu per me sei Charlie. Perciò dì la tua, io saprò difendermi su questa tastiera.


 
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