Mentre i fratelli attentatori sono accerchiati dalla polizia
nell lle de France c’è chi parla di dibattito. Dal cordoglio per le vittime al
dibattito. Ma che dibattito ? Intorno a cosa ? Alla definizione di satira ? al
confine sottile tra offesa e provocazione ?
Signori non c’è spazio per i sofismi, per le scale di grigio
e le domande. Non abbiamo bisogno per questa volta di voci fuori dal coro,
questa volta un punto di vista che diverge dalla massa, da quel carnaio umano
di piazze colorate da matite rivolte verso il cielo, è un reato, un omicidio
della civiltà.
Lacrime e sangue, martiri ed eroi sono morti per consegnarci
un diritto inviolabile: la libertà di essere, di pensare e di riempire il mondo
e animarlo con le nostre idee. Niente come la strage di Charlie Hebdo mi ha
turbata tanto, forse perché la mia voce, quello che scrivo su questo blog è la
cosa che mi manda avanti da sempre e spero per sempre. Un giorno potrei fare un
passo oltre e ferire la sensibilità, l’orgoglio, la fede di qualcuno, potrei
essere incauta e violenta, potrei provocare e giudicare e potrei per questo
essere punita con il silenzio.
Il silenzio a colpi di kalashnikov o meno uccide, sempre. La
mia voce è la mia vita, è quello che mi qualifica come essere umano, non il mio
lavoro che tante volte serve solo a pagare una cena o la rata dell’iphone, non
è la mia laurea coronamento di anni di studi poco appassionati ma doverosi. Le
mie idee sono il senso e il fine ultimo di tutto, sono il mio segno nel mondo,
la mia eredità. E se mai dovessi
dissentire da un potere forte, da una corrente dominante, se mai diventassi una
pungolatrice di coscienze e scegliessi l’eccesso per raccontarlo, cosa
meriterei ? Tutto. Tranne una cosa: il silenzio.
E questa non è un’opinione, questa è una verità che
ingenuamente ho creduto universalmente condivisa. Mi spezza il cuore sentire
parlare di dibattito, interrogarsi su dove finisca la libertà di parola,
qualcuno direbbe “dove non arriva ad urtare quella del prossimo”. Per questo,
però, esistono sanzioni, nuove parole che difendono posizioni intaccate da
altri, questo è il dibattito, questa è democrazia, questa è civiltà. Ad un
attacco di carta si risponde con una difesa d’inchiostro, segue la vita pregna
di diversità. Mai il silenzio.
Siamo tutti charlie. Tutti.
Anche tu che vuoi saltare il fosso dell’umanità solidale e
illuminata, anche tu per me sei Charlie. Perciò dì la tua, io saprò difendermi
su questa tastiera.
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